SPORT ESTREMI LA NUOVA PASSIONE DEI TOP MANAGER ITALIANI



Che si parli di Bungee-jumping, di trekking o di rafting, gli sport estremi sono diventati oggi di rigore per i top manager Italiani.
Infatti, un manager italiano su cinque pratica uno sport estremo. Questo è quello che emerge da un articolo sulla rivista “Outside” che ha intervistato 130 dirigenti di aziende. Il 75% pratica uno sport estremo per incrementare l’autostima e la fiducia in se stesso, il 63% lo fa soprattutto per scaricare gli eccessi di stress accumulati sul lavoro. Gusto per l’avventura e botte di adrenalina rappresentano una scappatoia dalla routine per il 55% dei top executive e per il 32% sono anche un modo per affinare le proprie abilità manageriali.
Insomma, per 7 dirigenti su 10 le emozioni forti aiutano a ritrovare l’equilibrio.
Ed è importante sottolineare che se un tempo erano soprattutto i 30-40enni a praticare questi sport, ora è boom tra i 40-60enni. Chi inizia ad allenarsi dopo i 45, infatti, è spesso meno interessato alla ricaduta di performance sul suo curriculum manageriale che a rispondere a motivazioni psicologiche cognitive e motivazionali.
Ma perché questi sport che richiedono il massimo alla mente, ma soprattutto al corpo hanno fatto breccia sui manager italiani?
I fattori sono molti: dal desiderio di competizione al gusto del rischio, dalla voglia di mettersi in gioco nel poco tempo libero a disposizione al pretesto di allenare meccanismi comportamentali manageriali, come il controllo emotivo e l’uso delle emozioni. In più fanno bene alla salute, soprattutto quella mentale.
Nel kitesurf, per esempio, creatività, calcolo del rischio e capacità di prendere decisioni ad alta velocità sono fattori chiave, come nella gestione di un business.
Solo per un decimo dei membri vincere è importante. Per gli altri, gare e training sono occasioni per incontrare persone con cui hanno almeno due cose in comune: lavoro stressante e passione per lo sport all’aperto.
Eliminare lo stress, far fronte alle avversità, essere positivi e imparare ad avere umiltà: sono queste le caratteristiche che accompagnano i manager negli sport estremi.
I manager che praticano questi sport vengano riconosciuti per le loro qualità d’impresa. Le attività di performance all’aperto insegnano il coraggio e soprattutto la coscienza della propria piccolezza come esseri umani. Una lezione di vita per chi patrimoni e destini professionali delle persone!





Citiamo il caso di Lorenzo Porro, imprenditore nel settore dell’arredo che ha passato gran parte dei suoi 55 anni sulle montagne, scalando i quattromila sulle Alpi e ora guarda le cime dall’alto, dall’aliante. Francesco Casoli, presidente di Elica (multinazionale leader mondiale nel settore delle cappe da cucina) orgoglioso
delle sue uscite settimanali in bicicletta di un centinaio di chilometri l’una, con picchi fino a 210 il weekend. Un allenamento puntuale in preparazione dell’annuale maratona delle Dolomiti, 138 chilometri e 4230 metri di dislivello. Più tachicardiache sono invece le passioni di Carlo Ratti, cresciuto a fontina e adrenalina in Piemonte con i ragazzi del Cai e ora direttore del Media Lab dell’MIT di Boston: va sulle cime innevate dell’Alaska in elicottero per lanciarsi con gli sci e pianifica vacanze sulle vette da scalare con le pelli di foca. Anche Alessandro Benetton è sciatore provetto: scontato, vista la consorte Deborah Compagnoni. Ma lui è anche fanatico di kitesurfing

Sono sempre di più i top manager che ai pomeriggi sul campo da golf preferiscono levatacce per correre una ventina di chilometri sognando Ironman.


Commenti

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