Superare i propri limiti, motivazione e grande passione: incontriamo Daniele Nardi, il più grande alpinista italiano, nato sotto il Po, ad aver scalato Everest e K2



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Abbiamo avuto il grandissimo onore e piacere di incontrare Daniele Nardi, il primo alpinista nella storia, nato al di sotto del Po, ad aver scalato l’Everest ed il K2, le due vette più alte al mondo.  Dal 2002, anno in cui ha toccato per la prima volta la quota degli 8.000 sul Cho Oyu (sesta montagna più alta del mondo posta tra la Cina ed il Nepal), non si è più fermato.
Daniele ha scalato anche il Broad Peak (8.047 metri), il Nanga Parbat (8.125 metri), la MiddledelloShisha Pangma (8027 metri) e il monte Aconcagua (la montagna più alta del Sud America). Dopo aver superato per cinque volte gli 8.000 metri Daniele si è dedicato a progetti unici l punto di vista tecnico.
Nel 2011 realizza, in collaborazione con il Comitato EvK2 del CNR, la spedizione Share Everest 2011Obiettivo del progetto: posizionare la stazione di monitoraggio più alta del mondo, che invia dati in tempo reale sul clima alla Comunità Scientifica Internazionale. L’operazione ha raggiunto il suo obiettivo ed ha attratto l’attenzione di tutti i media internazionali come la RAI e SKY che hanno seguito l’impresa inviando sul campo i propri giornalisti. Un risultato storico e tutto italiano.
Ambasciatore per i Diritti Umani nel mondo: sostiene progetti di solidarietà in Nepal e Pakistan. In ogni spedizione, porta con sé e fa sventolare sulle alte vette l’Alta Bandiera dei Diritti Umani firmata da oltre 20.000 studenti incontrati nelle scuole del Lazio.

D. Daniele, come hai iniziato a scalare?
Ho iniziato a scalare sull’onda dell’entusiasmo per la “scoperta di qualcosa di nuovo”, con la curiosità e l’idea di potermi mettere alla prova ed andare in profondità dentro me stesso per comprendere quali e quante abilità possedessi. La montagna mi faceva paura ma allo stesso tempo mi attraeva la possibilità di vivere delle avventure immerso nella natura dove venivano messe alla prova le mie abilità ma anche e soprattutto il mio coraggio.
Ho pensato che immergendomi nella natura e mettendomi alla prova con delle escursioni prima e con le scalate più tardi, potevo scendere più in profondità dentro me stesso ed attivare o scoprire degli aspetti che normalmente restano sopiti o nascosti.

D. Come si scoprono e si superano i propri limiti?
Quando sei al tuo limite su una parete alpinistica, dove una potenziale caduta può significare farsi male, sei costretto a tirare fuori tutte le tue abilità anche quelle più nascoste e metterle in atto per garantirti la sopravvivenza. Per assurdo il rischio ti mette nelle condizioni di tirare fuori il meglio di te. In quelle condizioni scopri quanto sei realmente in grado di osare e a che punto puoi spingere il tuo limite mentale e fisico rispetto a quello che tu stesso cautamente presumi.
La scoperta del proprio vero limite ha un effetto importante: ti permette di valutare correttamente le tue capacità e non in base a valutazioni fatte a terra e apparenti.
Quando per la prima volta ho dovuto affrontare una parete di 1000m sulle alpi con difficoltà tecniche molto elevate e la cui cima superava i 4000m di quota ho dovuto studiare molto. Una parte dello studio era rivolto a valutare la composizione della scalata attraverso le relazioni di chi era passato o aveva fatto una ripetizione della via prima di me. Valuti la lunghezza, il tempo di ascensione, i possibili punti di bivacco, i punti di difficoltà tecnica, i rischi oggettivi della parete, l’esposizione al sole ( nord, sud, est, ovest ), l’approccio, la discesa, eventuali linee di fuga nel caso le cose si mettano male ed infine le previsioni meteorologiche.
Poi fai delle analisi soggettive: quanta paura ti incute la parete, valuti chi l’ha scalata prima di te e fai una valutazione del tuo stato di allenamento mentale e fisico: a che punto sono? quanti metri di dislivello l’ora riesco a compiere? che grado di difficoltà scalo a vista in quel particolare momento? quali vie meno impegnative ma di livello hai compiuto in quell’ultimo periodo? valuti il tuo livello di entusiasmo e di desiderio di accollarti rischi e di affrontare la sofferenza.
Questi sono la maggior parte dei fattori, ma ce ne sono altri che vanno osservati, valutati e correlati tra loro per capire se sei in condizioni di fare la scalata ( tra cui la valutazione dei tempi di avvicinamento, scalata e discesa).

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D. L’arrampicata oltre alle soddisfazioni implica anche tanta fatica e sacrifici, qual’e la motivazione che ti guida?
La vera motivazione è quella che quando sei appeso con 700m di vuoto sotto i piedi tende a farti muovere e non a bloccarti nel panico totale mentre senti un piede scivolare verso il vuoto oppure un braccio teso al massimo sforzo è morso da un crampo.
La mia vera motivazione negli anni è cambiata, ma è stato bello e lo è tuttora chiedermi quale perché potente mi permette di muovermi verso le vette, lo stile e nuove vie che affrontano l’ignoto. La prima motivazione, banale quanto potente, è stata che desideravo scoprire cosa si provasse a salire sulla vetta del K2, guardare il mondo dall’alto diventando uno dei pochi Italiani ad essere arrivato in cima senza ausilio di ossigeno e provare sulla pelle le stesse emozioni dei primi salitori. Come scalate di preparazione al K2 usai altre tre spedizioni in Himalaya tra cui la scalata dell’Everest, di qualche anno prima, una scalata in velocità su una montagna di 8000m e diverse vie di oltre 1000m sulle alpi, a quel punto mi sentivo pronto per provare il mio grande sogno, salire sugli 8611m del K2.
Oggi invece uno dei miei perché più forti è legato alla lotta sociale per il rispetto dei diritti umani. Salgo li su non solo per me stesso ma anche per portare “L’alta bandiera dei diritti umani” sostenendo la campagna Gioventù internazionale per i diritti umani. Così, più in alto salirò e più si conosceranno i diritti umani, le persone potranno capirli, conoscerli ed applicarli alla propria vita.
Ispirare le persone con una lotta sociale legata alla più grande passione della mia vita illumina ogni ora dei durissimi allenamenti che faccio quotidianamente.

D. Qual è la differenza tra arrampicata sportiva e alpinismo?
Ecco, bisogna distinguere nettamente tra arrampicata sportiva e alpinismo, sono due cose totalmente diverse anche se usano la stessa base. L’alpinismo e lo sport della scalate della montagne, cosi come recita il Garzanti mentre l’arrampicata sportiva, soprattutto quella da palestra è uno sport senza quasi nessun rischio che mira a scalare “pareti” di resina cioè aritificiali oppure di roccia. L’alpinismo invece ha intrinsecamente dentro di se l’aspetto rischio, l’avvenura ed usa la pratica dell’arrampicata sportiva per calcare pareti di roccia e ghiaccio per andare su verso le altissime quote.

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D. Quali sono le vette che ami di più del nostro Paese?
Ogni città italiana a o quasi possiede una palestra di arrampicata. L’arrampicata sportiva sta andando alle olimpiadi e presto diventerà uno sport molto conosciuto ed ambito. Già oggi gli appassionati sono aumentati a dismisura e le palestra diventano una vera e propria attività di business. Quindi si può cominciare da qui, un approccio facilitato appunto dalle palestra indoor. Oppure si può chiamare una Guida alpina, la più vicina o un associazione di settore e chiedere dei corsi base di arrampicata sportiva su roccia, quindi in ambiente all’aria aperta.

Ci sono vette che amo a partire dal nostro Appennino che sia d’estate che di inverno presenta pareti e luoghi incontaminati di una bellezza rara o addirittura unica. Meno conosciuti ma altrettanto belli quanto le Alpi e le Dolomiti. Un affaccio sulla cengia dei Fiori al Gran Sasso d’Italia, oppure un tramonto sulla vetta del Monte Velino o guardare il Pizzo d’Uccello o ancora passare a colle dell’Orso in Molise o scendere addirittura verso il Parco Nazionale del Pollino rende l’anima più leggera e meno stressata. Poi ci son le Alpi e le Dolomiti e tra le vette che adoro di più ci sono le Grandes Jorasses dove sento di aver cominciato veramente a sognare di diventare un alpinista.

D. Hai qualche consiglio da dare a chi sta iniziando questo sport sia a livello mentale che fisico?
La strada migliore per me è quella che uno si sente di intraprendere. Io stesso all’inizio sono sopravvissuto a me stesso e alle idee folli che mi venivano in mente. Per i più cauti, cosa buona e giusta, suggerisco di iniziare dalle palestre di arrampicata oppure qualche bella escursione con una guida alpina o con qualche associazione e cominciare a testarsi in ambiente. Un passo dopo l’altro si potrà cominciare a capire quanto è forte questa nuova passione e si potrà affrontare la cosa per gradi.
Per gli allenamenti suggerisco di usare un preparatore atletico, io spesso ho usato un mio caro amico e personal trainer Andrea Orlandi che allena atleti e non al campo dell’Acqua Acetosa a Roma. Poi ho usato l’apnea per migliorare la mia performance sportiva polmonare. Ma ritengo sempre che all’inizio andare in montagna è l’allenamento più bello e più allenante di tutti: scalare, camminare o correre in montagna ci rende liberi soprattutto quando lo facciamo negli orari meno consueti. Potremmo scoprire una natura che ci viene incontro piuttosto che spaventarci.

D. Cosa vedi per il tuo futuro, e quali sono le prossime “cime da battere”?
Nel mio futuro vedo un programma estremo per aiutare le persone a vincere le paure ed annientare i propri limiti personali attraverso l’utilizzo delle tecniche mentali e fisiche che ho imparato in tutti questi anni. Ho già ottenuto risultati incredibili con alcuni gruppi privati e non vedo l’ora di rendere pubblico il metodo e aiutare le persone a cambiare la loro vita e portarla ad un altro livello di operatività. E’ un mio grande sogno usare la montagna per raggiungere questa meta. E’ importante chi ti segue in queste grandi sfide ed ha fiducia nelle tue idee e capacità per questo mi fa piacere ringraziare Ciesse Piumini, Fitwell e Sport85.Alpinisticamente parlando tra un pò tornerò dal mio Demone, lo sperone Mummery al Nanga Parbat. Finger crossed.
Ringraziamo tantissimo Daniele Nardi, i suoi preziosissimi consigli e la sua grande disponibilità

Per maggiori informazioni visitate la pagina ufficiale di Daniele Nardi  www.danielenardi.org ,
la sua pagina Facebook danielenardialpinista/ 
e non perdetevi questi splendidi video:

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